Il rischio di Eclampsia nella cagna in lattazione.

Carenza di calcio nel cane dopo il parto

Quando una cagna partorisce, per tutto il primo mese dopo il parto sarebbe opportuno che qualcuno controlli costantemente che essa sia a suo agio e contenta.

Ciò è particolarmente importante nel caso in cui la neomamma appartenga ad una razza Toy.

Questi cani, infatti, sono soggetti, nel periodo successivo alla  nascita dei cuccioli, ad una condizione morbosa conosciuta come eclampsia o tetanìa da lattazione dovuta ad una carenza di calcio.

Tale carenza si verifica a causa delle enormi quantità di calcio cedute ai cuccioli nell’ utero, prima, e attraverso il latte materno, dopo la nascita dei piccoli.

Il problema si presenta solitamente appena prima del parto o entro il primo mese di lattazione e tende a colpire soprattutto le cagne con cucciolate numerose che, quindi, allattano molto.

In caso di eclampsia è possibile osservare una certa irrequietezza improvvisa nella cagna, la quale inizia a girare intorno, ansima, uggiola, si alza e si rimette giù in continuazione.

Mano a mano che le sue condizioni si aggravano essa si irrigidisce, i muscoli si contraggono e dimostra una evidente mancanza di coordinazione nei movimenti.

Se non si interviene tempestivamente il suo stato evolverà in crisi convulsive che potrebbero condurla alla morte.

L’ eclampsia, quindi, rientra a pieno titolo tra le emergeze veterinarie e non appena sarete colti dal sospetto che la vostra cagnetta ne sia affetta, è fondamentale contattare immediatamente il vostro veterinario e condurla in un Pronto Soccorso, dove le verrà somministrata una iniezione di calcio.

Anche se non è sempre possibile prevenire questa condizione patologica, ciò non toglie che sia sempre opportuno provarci, introducendo nella alimentazione della cagna, sia in gravidanza che in allattamento, degli integratori di vitamine e  calcio.

Oltre a questo sarebbe opportuno sostituire la sua dieta abituale con dei cibi per cani neonati durante tutto il periodo dell’ allattamento.



Il ciclo riproduttivo delle gatte.

ciclo riproduttivo della gatta

Le gatte raggiungono la pubertà tra il 4° e il 18° mese di vita e sono animali poliestrali stagionali, generando due o tre cucciolate l’ anno.

Il numero medio di nati per ogni parto è di quattro gattini ma può variare da uno a otto. Generalmente la prima gravidanza si conclude con la nascita di un minor numero di piccoli.

Durante la fase del proestro si può osservare uno scarso scolo vaginale non accompagnato da variazioni dell’ aspetto esterno della vulva.

Quando la gatta va in calore (estro) lo manifesta con la vocalizzazione e con un comportamento provocatorio nei confronti dei gatti maschi.

In presenza di un maschio la femmina si accovaccia sui gomiti con il bacino sollevato e la coda deviata lateralmente e calpesta il terreno con gli arti posteriori per segnalare la propria recettività, che durerà per un lasso di tempo che varia da 1 a 4 giorni.

Alla fine del rapporto, subito dopo il coito, la gatta emette un forte grido, si gira per allontanarsi dal maschio e inizia a rotolarsi al suolo.

Nei felini, in assenza dell’ accoppiamento, l’ ovulazione non avviene e se la gatta non è stata montata l’ estro si ripeterà ad intervalli di 14-19 giorni.

Può accadere a volte che i due  gatti “innamorati” abbiano un accoppiamento sterile, in questo caso vi è la possibilità che insorga una pseudogravidanza che si può protrarre anche per 40 giorni, ma raramente è caratterizzata dalla preparazione da parte della gatta di una zona destinata ad accogliere la prole.

Generalmente in queste pseudogravidanze non si osserva neanche lo sviluppo della ghiandola mammaria.

Nel caso in cui, invece, il rapporto tra maschio e femmina sia andato a buon fine, avrà inizio la gestazione della gatta la cui durata può variare da 56 a 65 giorni.

I rigonfiamenti fetali si possono apprezzare con la palpazione nell’ addome della gatta fra il 20° ed il 30° giorno di gravidanza, ma è possibile già ipotizzare una eventuale gravidanza in atto nel caso in cui la gatta aumenti il suo peso corporeo di un chilo nell’ arco di 4 settimane.

A distanza di una settimana dal parto le gatte divengono irrequiete e dimostrano la necessità di starsene da sole nel luogo destinato ad accogliere i nascituri.

Una volta partorito la gatta torna in calore durante la quarta-sesta settimana di lattazione ed è già nuovamente fertile.


GATTI

La pseudolattazione post calore del cane femmina.

Nei due mesi che seguono i calori di una cagna, quest’ ultima può presentare dei problemi comportamentali paragonabili a quelli osservati al momento del parto. Questa affezione, che che viene chiamata “pseudolattazione” colpisce il 50% delle femmine, quindi non si tratta di una cosa rara.

Tali atteggiamenti sono a volte accompagnati da una vera e propria montata lattea. La cagna è nervosa, si lamenta, non ha appetito ed adotta un comportamento materno nei confronti dei suoi giocattoli.

Dalle sue mammelle, che si presentano leggermente gonfie, scorre un liquido chiaro o scuro, o anche del latte, la cui secrezione aumenta stimolata dal suo continuo leccarsi.

Questa pseudolattazione può durare fino ad un mese e mezzo e si ripete frequentemente. Tale fenomeno è dovuto all’ azione del progesterone e della prolattina.

Nel caso in cui la vostra cagnetta sia soggetta a questa manifestazione post-calore, il trattamento più adeguato consiste nell’ applicazione a livello locale di una pomata decongestionante, una dieta a base di soli liquidi per 48 ore, seguita da un regime alimentare severo per una decina di giorni.

Talvolta può rendersi necessaria anche la somministrazione di un diuretico o di bromocriptina che inibisce la secrezione di prolattina.

In caso di pseudolattazione occorre fare attenzione ai trattamenti ormonali, e, prima di ogni altra cosa, accertarsi che non si tratti di una vera gestazione!

Quando la gatta va in calore…

Ci sono molte credenze e molti luoghi comuni, circa la vita sessuale del gatto femmina.

In questo articolo cercherò di sfatarne alcuni e di approfondire un pò questo argomento dai mille tabù.

L’ ovulazione delle gatte avviene solo al momento dell’ accoppiamento. La cosa migliore, quando si ha intenzione di far accoppiare la propria micia, è quella di attendere che abbia raggiunto almeno i 18 mesi di età., solo previa visita accurata del vostro Medico Veterinario di fiducia.

Se invece, preferite evitare che la vostra gatta metta alla luce dei gattini, il consiglio che vi posso dare, in linea con il pensieero di quasi tutti i Veterinari, è quello di farla sterilizzare.

E’ stato dimostrato scientificamente, infatti, che una gatta “intera” cui venga impedito l’ accoppiamento, potrebbe soffrire molto, avere periodi di estro frequenti ed intensi, arrivare a rifiutare il cibo, sporcare fuori dalla lettiera, e cercare in tutti i modi di allontanarsi da casa.

Quando la gatta è nel periodo dell’ estro (momento in cui la gatta accetta il gatto maschio, che può durare dai 7 ai 12 giorni circa), non noterete delle perdite di sangue, ma piuttosto un cambiamento nei suoi comportamenti: sarà particolarmente languida, affettuosa e bisognosa di coccole, miagolerà spesso per richiamare il maschio, e struscerà spesso il collo per terra.

L’ odore e i miagolii di una femmina in calore attirano un gran numero di maschi che si radunano al suo cospetto e attendono il momento giusto per l’ accoppiamento.

La gatta si avvicinerà dapprima al maschio dominante che potrà così portare a buon fine l’ atto sessuale: l’ eiaculazione avviene subito dopo la penetrazione, ma l’ amplesso verrà ripetuto per circa sette volte.

Può accadere a volte che a questo punto la femmina decida di accoppiarsi anche con gli altri maschi, in ordine di scala gerarchica, fino al più debole. E’ per questo motivo che a volte ne scaturisce un parto con gattini tutti diversi tra loro.

Al termine dell’ accoppiamento la gatta inizia a rotolarsi per terra, strusciando la schiena al suolo per qualche minuto.

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