La terapia con Agopuntura in Medicina Veterinaria

Agopuntura nel cane

Alcuni dei più importanti siti dell’ agopuntura

L’ agopuntura è un rimedio efficace contro tutte le malattie reversibili del cane.

Già all’ inizio del XIX secolo alcuni veterinari viennesi sperimentarono questa terapia sugli animali, ma è solo di recente che questa antica arte cinese viene utilizzata da un numero sempre crescente di veterinari.

L’ agopuntura consiste nel curare determinate malattie agendo su particolari punti cutanei specifici.

Questi siti sono circa 500, anche se ne vengono realmente utilizzati solamente 300: 50 per la testa ed il collo, 100 per il tronco e 150 per gli arti.

Gli aghi con i quali si pratica l’ agopuntura sono molto fini, in acciaio inossidabile o, a volte, anche in oro e argento. L’ asticella dell’ ago è fornita di un piccolo manico in metallo diverso con il quale forma una vera e propria coppia termoelettrica attiva sul territorio di scambio privilegiato, che costituisce il sito dell’ agopuntura.

I siti dell’ agopuntura sono stati individuati sul corpo del cane tramite un “puntoscopio“, un piccolo apparecchio della grandezza di una torcia elettrica, provvisto di un dispositivo che, fatto scorrere sulla pelle, emette un segnale sonoro o luminoso in corrispondenza del sito.

Tale apparecchiatura ha permesso quindi agli esperti di constatare che i punti dell’ agopuntura formano linee trasversali e longitudinali che danno origine a 14 meridiani, ognuno dei linee meridiane agopuntura canequali è in stretto rapporto con le funzioni più importanti dell’ organismo, come mostrato nella immagine a lato.

Una volta tracciati questi siti, essi possono essere utilizzati anche con altri strumenti come il laser, le siringhe a microiniezione locale, gli elettrodi di superficie o transcutanei, le ventose, ecc.

La seduta terapeutica con agopuntura inizia con l’ attento esame del medico veterinario che dovrà reperire i punti dolenti del cane e impiantare gli aghi nel sito attinente.

La posa degli aghi è un’ operazione indolore, se praticata da mani esperte, anche quando viene eseguita su punti sensibili quali possono essere le zone intorno al naso, a l’ occhio o sulla punta delle dita.

Impiantati sotto il tegumento (pelle), gli aghi vengono attratti da contrazioni sottocutanee sulla loro asticella  e, per un lasso di tempo che va da pochi minuti a mezz’ ora, diventa impossibile girarli o sfilarli.

Nel momento in cui il tegumento si rilassa gli aghi scivolano via e cadono da soli.

Per lo specialista in agopuntura, questo utilizzo degli aghi è destinato unicamente a ristabilire una circolazione di energia mancante lungo i meridiani.

Questo tipo di terapia risulta molto efficace ed è consigliata da molti veterinari per correggere alcune turbe  funzionali, ma non le loro conseguenze.

Quindi potrà trarne giovamento il cane che zoppica, che è ansioso, che soffre di intestino pigro, piuttosto che la cagna che soffre di mal di schiena o a cui cade il pelo senza cause apparenti.

Al contrario cani che soffrono per infezioni, tumori, lesioni gravi delle articolazioni, displasie, ernie del disco, non avranno alcun beneficio dalla pratica dell’ agopuntura.

Gli agopunturisti ritengono che il trattamento, nei casi indicati, aiuti l’ animale a guarire, ma resta comunque il primo passo da fare, quello di rivolgersi al proprio veterinario, il quale dovrà escludere patologie che, invece, necessitano di un trattamento con la “medicina tradizionale”.



La FELV o leucemia felina: origine, sintomi e prevenzione.

gatto FELV positivo ulcere bocca

La FELV (Feline Leukemia Virus) è una delle principali cause di morte del gatto domestico, soprattutto se esso convive con altri soggetti. La maggior parte dei gatti positivi muore a causa dell’ immunosoppressione indotta dal virus, e il 33% circa decede a seguito di tumori derivanti da tale infezione.

La FELV è una malattia infettiva provocata da un virus appartenente alla famiglia delle “retroviridae” (un retrovirus) che colpisce il sistema immunitario. Esso provoca un abnorme incremento dei globuli bianchi.

La malattia può essere trasmessa tramite le lacrime, la saliva, le feci, le urine, ma presuppone uno stretto contatto diretto con un animale infetto, poiché il virus risulta essere molto labile e viene inattivato rapidamente dal calore, dall’ acqua e dai detersivi e disinfettanti.

I piccoli possono contrarre la malattia attraverso il latte materno e sono molto esposti a tale infezione fino alle 8 settimane di vita, quindi sarebbe opportuno evitare qualsiasi contatto con altri gatti prima di questa età.

La FELV è una malattia che non può in alcun modo colpire i cani, quindi non occorre prendere alcuna precauzione in questo senso nel caso di una convivenza tra cane e gatto.

Questa patologia può manifestarsi a diversi stadi : transitorio, quando l’ organismo del gatto riesce a neutralizzare l’ infezione spontaneamente nel giro di un paio di mesi; latente, quando il virus è presente nel midollo osseo e viene stimolato ad attivarsi attraverso alcuni eventi (infezioni di altro tipo, cure mediche immunosoppressive, ecc.), l’ infezione regredisce in tre anni circa e il gatto ne rimane spesso portatore sano, quindi è in grado di trasmettere la malattia ad altri soggetti. Vi sono molti gatti che presentano, dagli esami di laboratorio, test con IGg positive, senza aver mai presentato sintomi evidenti.

Lo stadio più grave della FELV è quello persistente, dove il gatto presenta tutti i sintomi delle patologie indotte dalla immunodeficienza ed è ad altisimo rischio per la sopravvivenza. Tali patologie possono essere neoplasie linfoidi maligne, disordini di vario genere ed entità a carico dell’ apparato digerente, respiratorio ed urinario, predisposizione allo sviluppo di tumori maligni di diverso tipo e localizzazione.

I sintomi generali della FELV sono difficilmente descrivibili perché potenzialmente ogni gatto potrebbe esserne affetto. Infatti non capita di rado che molti Veterinari prendano in considerazione anche il minimo cambiamento di aspetto, di abitudine o carattere, come spunto per sottoporre il paziente al test: dimagrimento, depressione, ittero (mucose gialle), anemia (mucose pallide), debolezza, perdita d’appetito, costipazione o diarrea, difficoltà respiratoria, sangue nelle feci, perdita di energia e resistenza, aumento della quantità di urine prodotte, aumento della sete, aborto, ecc.

Una lesione osservata molto di frequente in gatti affetti da questa patologia sono le stomatiti ulcero-proliferative (mostrate nella foto sopra) che spesso rappresentano proprio il campanello d’ allarme più evidente per il Veterinario.

Una cura vera e propria attualmente non esiste sul mercato: la durata e la qualità di vita del gatto dipende fortemente dalla precocità della diagnosi e dalla assiduità con cui viene sottoposto a tutte le cure mirate a contrastare le malattie accessorie che essa provoca. La casistica riferisce di gatti deceduti dopo qualche settimana dalla contrazione del virus ed altrettanti soggetti che con esso hanno convissuto per anni (dai 3 ai 5 anni).

Proprio perché non è possibile debellare il virus della FELV è molto importante fare della appropriata prevenzione vaccinale. Quando il gatto viene vaccinato, il suo sistema immunitario riconosce come “estranei” i virus indeboliti e le proteine del FeLV e produce anticorpi atti a combatterli. I gattini possono essere vaccinati a partire dalle 8 settimane di vita, con un richiamo dopo 1 mese, mentre gli adulti devono essere vaccinati 1 volta l’ anno.

Ovviamente nessun vaccino è in grado di garantire una copertura totale dalla contrazione della malattia, però in caso di esposizione al virus risultano molto efficaci nel prevenire l’ infezione.

Prima di effettuare la vaccinazione è opportuno eseguire un test di positività alla FELV, che consiste in un semplice prelievo di sangue, che verrà poi depositato in un KIT diagnostico (SNAP® ) in grado di rilevare la presenza di cellule infette.

La positività al TEST è assolutamente certa e non lascia dubbi, però è possibile che il gatto si trovi nella fase iniziale in cui il sistema immunitario sta lottando contro il virus, per questo motivo, se non vi sono sintomi evidenti della malattia, è opportuno ripetere il test dopo 6 mesi dal primo.

Un altro metodo molto efficace per la prevenzione, adatto a gatti che vivono molto fuori casa, è la sterilizzazione, sia della femmina che del maschio, che elimina molte opportunità di contatto con altri gatti (lotte per il territorio, accoppiamenti, scappatelle continue nelle stagioni dell’ amore).

Nel caso in cui un gatto affetto da FELV sfortunatamente deceda, è molto importante ricordarsi di aspettare almeno 30 giorni prima di reintrodurre un altro gatto all’ interno dell’ abitazione.

Cani bio-detective per la scoperta precoce dei tumori umani

cani biodetective

Sono arrivati finalmente in Italia dal Regno Unito i due cani Labrador in grado di percepire la presenza di tumori nel corpo umano.

I primi studi sulla possibilità di utilizzare dei cani per scoprire tumori umani risale al 2004, quando molti casi di Melanoma vennero proprio curati grazie alla loro precoce rilevazione.

La sperimentazione, che avrà inizio a Pergine Valsugana in Trentino, è stata intrapresa dalla Associazione Onlus Medical Detection Dog Italia (MDDI), che si occupa dell’ impiego dei cani per l’ individuazione di alcune malattie metaboliche e dei tumori.

Lo straordinario olfatto di alcuni quattro zampe (Alert Dogs) adeguatamente addestrati, è capace di fiutare, con margini di errore irrisori, malattie come il diabete di tipo 1, caratterizzato da crisi ipoglicemiche, il morbo di Addison e la narcolessia, caratterizzata da crisi di sonno invincibili e impreviste, prevenendo quindi episodi potenzialmente letali.

I due cani del Regno Unito, si chiamano Lucy (6 anni) e Glenn (18 mesi) che sta ancora terminando l’ addestramento. Lucy in particolare eccelle nell’ individuazione di tumori vescicali, renali, polmonari e della prostata. In questo caso per esempio è sufficiente far annusare ai cani dei campioni di urine fresche congelate.

Essi non lavorano in contatto diretto con i pazienti, ma rilevano le sostanze volatili (biomarker) tramite campioni di urine che segnalano la presenza, anche precoce, di tumori.

I loro rilevamenti hanno una affidabilità del 91% dei casi, e il loro olfatto risulta 8 volte più sensibile dei risultati delle comuni procedure diagnostiche utilizzate finora.

Glenn e Lucy fungono da sostegno ai medici impegnati da anni nella ricerca contro le neoplasie maligne, e contribuiscono ad avvalorare i risultati di laboratorio, in special modo quando i pazienti lamentano o presentano sintomi che non trovano riscontro nelle analisi.

In Inghilterra, dove questi prodigiosi cani sono già utilizzati da anni, è stato dimostrato come, i cani impiegati in queste ricerche, riescano ad individuare precocemente la presenza di tumori, elemento fondamentale per il successo delle cure.

Infatti come ormai sappiamo bene, la guarigione da un tumore maligno è tanto più probabile quanto più precocemente ne viene riscontrata la presenza.

L’ obiettivo della MDDI è quello di diffondere anche in Italia questa metodologia diagnostica con successo, così come da anni avviene in Usa e in Europa.

Il primo addestratore italiano di questi formidabili quattro zampe bio-detective è il cinofilo Marco Sincovich e il primo cane italiano sarà scelto tra un gruppo che si compone di 3 Labrador, un Border Collie, un Bracco Tedesco e un Malinois.

Altri studi verranno condotti in particolare per la prevenzione dei tumori alla prostata, con la collaborazione del Centro Militare veterinario dell’ Esercito e con l’ impiego di alcuni Pastori Tedeschi allevati Al Centro Veterinario militare di Grosseto, il cui addestramento si baserà sulla individuazione del particolare odore che i malati di tumore alla prostata emettono nelle urine.

In un secondo tempo tali tecniche verranno affiancate da strumenti in grado di supportare scientificamente l’ operato dei cani.

Chissà che un giorno non dovremo ammettere che, laddove noi non siamo arrivati, seppure muniti delle più sofisticate tecnologie, sia invece arrivato colui che noi definiamo il nostro più fedele amico, che diverrà così anche il nostro “salvatore“, come già fa in molti altri ambiti.



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