L’ artrite progressiva felina, una malattia poco conosciuta.

artrite progressiva felina

L’ artrite progressiva felina è una forma non infettiva di Poliartrite, che solitamente colpisce i gatti maschi di età compresa tra i 18 mesi ed i 5 anni.

La malattia può presentarsi in forma erosiva acuta o come patologia più cronica e proliferativa.

La forma acuta è meno comune e molto simile all’ artrite reumatoide, accompagnata da dolore e rigidità articolare.

Si manifesta nei gatti anziani, il più delle volte a livello delle articolazioni carpali e metafalangee, provocando una instabilità articolare e deformità.

La forma cronica dell’ artrite progressiva felina è caratterizzata da Osteoporosi con proliferazione ossea periostale e anchilosi delle articolazioni dopo circa 2-8 settimane dall’ insorgenza.

La deformità articolare non è generalmente presente nella malattia cronica, ma possono verificarsi erosioni periarticolari e anchilosi fibrosa.

La causa esatta della patologia non ancora ben nota, però i gatti che ne sono stati colpiti sono risultati affetti dal Virus della Leucemia felina (FeLV) e dal virus sinciziale felino (FeSV).

E’ possibile che l’ artrite sia il risultato di una manifestazione inusuale dell’ infezione da FeSV, potenziata dalla presenza di FeLV.

Una cura definitiva non è ancora disponibile, ma i gatti malati hanno tratto notevoli benefici a seguito di trattamenti con corticosteroidi o con farmaci immunosoppressivi (ciclofosfamide), i quali, però, possono sopprimere la funzione del midollo osseo.

La FELV o leucemia felina: origine, sintomi e prevenzione.

gatto FELV positivo ulcere bocca

La FELV (Feline Leukemia Virus) è una delle principali cause di morte del gatto domestico, soprattutto se esso convive con altri soggetti. La maggior parte dei gatti positivi muore a causa dell’ immunosoppressione indotta dal virus, e il 33% circa decede a seguito di tumori derivanti da tale infezione.

La FELV è una malattia infettiva provocata da un virus appartenente alla famiglia delle “retroviridae” (un retrovirus) che colpisce il sistema immunitario. Esso provoca un abnorme incremento dei globuli bianchi.

La malattia può essere trasmessa tramite le lacrime, la saliva, le feci, le urine, ma presuppone uno stretto contatto diretto con un animale infetto, poiché il virus risulta essere molto labile e viene inattivato rapidamente dal calore, dall’ acqua e dai detersivi e disinfettanti.

I piccoli possono contrarre la malattia attraverso il latte materno e sono molto esposti a tale infezione fino alle 8 settimane di vita, quindi sarebbe opportuno evitare qualsiasi contatto con altri gatti prima di questa età.

La FELV è una malattia che non può in alcun modo colpire i cani, quindi non occorre prendere alcuna precauzione in questo senso nel caso di una convivenza tra cane e gatto.

Questa patologia può manifestarsi a diversi stadi : transitorio, quando l’ organismo del gatto riesce a neutralizzare l’ infezione spontaneamente nel giro di un paio di mesi; latente, quando il virus è presente nel midollo osseo e viene stimolato ad attivarsi attraverso alcuni eventi (infezioni di altro tipo, cure mediche immunosoppressive, ecc.), l’ infezione regredisce in tre anni circa e il gatto ne rimane spesso portatore sano, quindi è in grado di trasmettere la malattia ad altri soggetti. Vi sono molti gatti che presentano, dagli esami di laboratorio, test con IGg positive, senza aver mai presentato sintomi evidenti.

Lo stadio più grave della FELV è quello persistente, dove il gatto presenta tutti i sintomi delle patologie indotte dalla immunodeficienza ed è ad altisimo rischio per la sopravvivenza. Tali patologie possono essere neoplasie linfoidi maligne, disordini di vario genere ed entità a carico dell’ apparato digerente, respiratorio ed urinario, predisposizione allo sviluppo di tumori maligni di diverso tipo e localizzazione.

I sintomi generali della FELV sono difficilmente descrivibili perché potenzialmente ogni gatto potrebbe esserne affetto. Infatti non capita di rado che molti Veterinari prendano in considerazione anche il minimo cambiamento di aspetto, di abitudine o carattere, come spunto per sottoporre il paziente al test: dimagrimento, depressione, ittero (mucose gialle), anemia (mucose pallide), debolezza, perdita d’appetito, costipazione o diarrea, difficoltà respiratoria, sangue nelle feci, perdita di energia e resistenza, aumento della quantità di urine prodotte, aumento della sete, aborto, ecc.

Una lesione osservata molto di frequente in gatti affetti da questa patologia sono le stomatiti ulcero-proliferative (mostrate nella foto sopra) che spesso rappresentano proprio il campanello d’ allarme più evidente per il Veterinario.

Una cura vera e propria attualmente non esiste sul mercato: la durata e la qualità di vita del gatto dipende fortemente dalla precocità della diagnosi e dalla assiduità con cui viene sottoposto a tutte le cure mirate a contrastare le malattie accessorie che essa provoca. La casistica riferisce di gatti deceduti dopo qualche settimana dalla contrazione del virus ed altrettanti soggetti che con esso hanno convissuto per anni (dai 3 ai 5 anni).

Proprio perché non è possibile debellare il virus della FELV è molto importante fare della appropriata prevenzione vaccinale. Quando il gatto viene vaccinato, il suo sistema immunitario riconosce come “estranei” i virus indeboliti e le proteine del FeLV e produce anticorpi atti a combatterli. I gattini possono essere vaccinati a partire dalle 8 settimane di vita, con un richiamo dopo 1 mese, mentre gli adulti devono essere vaccinati 1 volta l’ anno.

Ovviamente nessun vaccino è in grado di garantire una copertura totale dalla contrazione della malattia, però in caso di esposizione al virus risultano molto efficaci nel prevenire l’ infezione.

Prima di effettuare la vaccinazione è opportuno eseguire un test di positività alla FELV, che consiste in un semplice prelievo di sangue, che verrà poi depositato in un KIT diagnostico (SNAP® ) in grado di rilevare la presenza di cellule infette.

La positività al TEST è assolutamente certa e non lascia dubbi, però è possibile che il gatto si trovi nella fase iniziale in cui il sistema immunitario sta lottando contro il virus, per questo motivo, se non vi sono sintomi evidenti della malattia, è opportuno ripetere il test dopo 6 mesi dal primo.

Un altro metodo molto efficace per la prevenzione, adatto a gatti che vivono molto fuori casa, è la sterilizzazione, sia della femmina che del maschio, che elimina molte opportunità di contatto con altri gatti (lotte per il territorio, accoppiamenti, scappatelle continue nelle stagioni dell’ amore).

Nel caso in cui un gatto affetto da FELV sfortunatamente deceda, è molto importante ricordarsi di aspettare almeno 30 giorni prima di reintrodurre un altro gatto all’ interno dell’ abitazione.

L’ arrivo di un gattino in casa: quali sono le cose da fare?

Decidere di adottare un gattino è una scelta che comporta un impegno costante verso questo nuovo esserino che diventerà parte integrante della nostra famiglia.

Se si tratta di una cosa prevista e si intende acquistare un gattino che viene regolarmente allattato dalla madre, sarebbe meglio portarlo a casa quando il periodo dell’ allattamento è terminato e il piccolo può iniziare lo svezzamento.

Ma spesso capita, passeggiando per strada, di imbattersi in cucciolate di gattini orfani opppure la cui mamma non dispone di latte a sufficienza per nutrire tutti i suoi piccoli. Se ci inteneriamo e pensiamo di portare via con noi uno di quei gattini dobbiamo mettere in conto che dovremo sopperire alla mancanza materna e agire come se fossimo noi la gatta.

Per prima cosa sarà utile osservare attentamente tutto il corpo del micino per vedere se ci sono anomalie come, ad esempio, delle chiazze senza pelo, secrezioni dagli occhi, dal naso o dalle orecchie e, comunque, decidere di farlo visitare da un Veterinario per scongiurare la presenza di eventuali malattie. Spesso i gatti abbandonati sono deperiti e, quindi, più soggetti di altri a determinate patologie come micosi e parassitosi.

In natura mamma gatta massaggia con la lingua i propri piccoli sul ventre per aiutarli a defecare ed urinare, quindi sarà opportuno fare lo stesso con un batuffolino inumidito con acqua tiepida, e, dopo pulirli sotto la coda, con lo stesso metodo.

Poichè i gattini fino a 4 settimane di età non sono in grado di regolare la temperatura corporea, occorrerà tenerli in un posto confortevole e caldo, per mantenere una temperatura di 30-32 °C nella prima settimana fino ad arrivare gradualmente a 24°C nella terza settimana. Un buon metodo è quello di tenere nella cuccetta dove dorme una borsa dell’ acqua calda ricoperta da uno straccio di lana.

Ovviamente bisognerà evitare al gattino qualsiasi sbalzo di temperatura repentino. Ricordiamoci sempre che un gattino che non riceve il latte materno che è ricco di colostro è più debole dal punto di vista immunitario e quindi necessita di maggior  riguardo.

Se il micio trovato è di pochi giorni sarebbe meglio affidarlo ad una gatta balia, che stia, cioè, già allattando la propria cucciolata. Ma non è molto facile da trovare, quindi in mancanza  sarà necessario allattarlo artificialmente.

Un gatto sano nelle prime 2-3 settimane di vita deve solo dormire e mangiare. Il miglior latte artificiale è quello in polvere specifico per gattini, che si compra in farmacia o nei negozi per animali. In alternativa, ma solo per brevi periodi, si può utilizzare quello in polvere per bambini.

In entrambi i casi, il latte dovrà essere riscaldato ad una temperatura di 38°C e somministrato al gattino tramite un contagocce, una siringa (senza ago!!!) o meglio ancora un biberon apposito.

Il metodo migliore è quello di prendere delicatamente il gattino dalla collottola (cercate di spostarlo sempre in questo modo perchè è così che farebbe la mamma e lui si sentirà al sicuro), avvicinandolo alla tettarella e facendo fuoriuscire una goccia di latte, a quel punto il piccolo inizierà a succhiare e a muovere le zampette come se stesse nuotando…e voi vi innamorerete del vostro cucciolo!

Le dosi sono di circa 13 ml. ogni 100 gr. di peso corporeo nella prima settimana, 17 ml. nella seconda settimana, 20 ml. nella terza e 22 ml. nella quarta settimana, da ripartire in 4 o 5 pasti al giorno. Un gattino sano aumenta di peso in questa fase da 50 a 100 gr. a settimana.

Se il micio dovesse piangere continuamente e diventare apatico o irrequieto vuol dire che non riceve latte a sufficienza oppure ha freddo. Al contrario se il gattino riceve troppo latte presenterà diarrea: dopo il pasto il pancino deve essere un pò gonfio ma non sovradisteso.

Dalla quarta settimana di vita è possibile iniziare lo svezzamento del piccolo, sostituendo progressivamente il latte con del cibo solido, secco o umido, per gattini in crescita. La giusta miscela sarà formata da 1 parte di cibo secco e 3 parti di latte, oppure 2 parti di cibo umido e 1 parte di latte.

Ovviamente il gattino che fino a quel momento ha ingerito solo latte, dovrà essere incoraggiato al nuovo alimento; ciò può essere fatto spalmando una piccola quantità sulle sue labbra oppure mettendogli in bocca un dito con del  cibo sopra. Non appena avvertiranno il buon sapore della nuova pappa vi ringrazieranno tutti felici.

I micetti sono molto golosi quindi non fatevi ingannare dalla loro scenette da mici affamati. Piano piano la parte in latte potrà essere abolita del tutto e si potrà continuare con il solo cibo umido e secco fino alla fine dello svezzamento che terminerà intorno alle 6-8 settimane.

Fino all’ età di nove mesi è consilgiato continuare con i cibi specifici per gattini , dal momento che il cibo per gatti adulti ha una formulazione diversa, soprattutto per quel che riguarda il contenuto di proteine, calcio e fosforo.

Finito lo svezzamento, quindi circa a 9 settimane di vita, arriverà il momento di vaccinare il vostro gattino contro le malattie virali come l’ influenza felina e la gastroenterite infettiva (panleucopenia). Il vaccino andrà ripetuto con un secondo richiamo a distanza di un mese.

La vaccinazione per la leucemia felina (FELV) può essere eseguita in concomitanza del primo vaccino o in un secondo momento, ma di solito viene praticata a quei gatti che escono di casa oppure frequentano sale da toelettatura. E’  necessario prima di questo vaccino eseguire un test del sangue che escluda la positività alla malattia , altrimenti risulterebbe inutile farlo.

Per quanto riguarda la vaccinazione contro la rabbia si rende indispensabile solo se il gatto viaggia molto con il proprietario, soprattutto in alcuni Paesi esteri.

Ultimo passo da affrontare sempre dal Veterinario è la sverminazione del gatto cucciolo, ossia l’ eliminazione di vermi quali la tenia, gli ascaridi, i coccidi e gli anchilostomi, dal tratto gastroenterico… ma niente paura, di questo vi parlerà sicuramente il Veterinario alla prima visita di controllo e comunque consiste solo nel somministrare una pomata vermifuga.

Una volta affrontati tutti questi step potrete godervi il vostro micetto in tutta tranquillità e tenete ben presente che crescono molto più in fretta dei bambini!!!




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