Chi non ha mai vissuto con un animale non sa….

amore cani e gatti

Chi non ha mai vissuto con un animale non potrà mai capire cosa vuol dire incrociare due occhi che ti sorridono proprio nel momento in cui cercavi complicità.

Non saprà mai che, anche nei tramonti colmi di malinconia, ci sarà qualcuno che capirà i tuoi silenzi.

Chi non ha vissuto con un animale non conosce la soddisfazione di vedere quattro zampe che ti riportano indietro un bastoncino, la musica soave di un concerto di fusa, le risate per delle facce così buffe…il calore di un muso che ti sfiora, con la forza di un abbraccio.

Chi non ha mai vissuto con un animale crederà pazzi tutti quelli che parleranno con loro, eppure non avrà mai la possibilità di essere ascoltato e non giudicato.

Probabilmente chi non vive con un animale non avrà mai la casa sporca e vestiti pieni di peli, sarà libero da orari di pappe e passeggiate, potrà entrare in ogni luogo e avrà più soldi nel portafogli…

…ma non saprà mai dare un significato così puro e perfetto alla parola AMICIZIA.

Il gatto in un appartamento vuoto…

poesia gatto
Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
e poi d’un tratto è scomparso,
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Cos’altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.
Wislawa Szymborska, -Bnin (Kórnik, Polonia), 2 luglio 1923-

Premio Nobel per la Letteratura 1996

“I Gatti lo sapranno”, omaggio al gatto, Cesare Pavese

 

 

poesie gatti

 

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole –
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.

Poesia: “Ode al Gatto” di Pablo Neruda

Gli animali furono imperfetti, lunghi di coda, plumbei di testa.

Piano piano si misero
in ordine, divennero paesaggio, acquistarono nèi,  grazia,  volo.

Il gatto,
soltanto il gatto apparve completo
e orgoglioso: nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.

L’uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere le ali,
il cane è un leone spaesato,
l’ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca di imitare la mosca,
ma il gatto vuole essere solo gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità come la sua,
non hanno la luna o il fiore una tale coesione:
è una sola cosa come il sole o il topazio,
e l’elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come la linea della prua di una nave.

I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo imperatore senz’orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale sultano del cielo
delle tegole erotiche,

il vento dell’amore
all’aria aperta reclami
quando passi
e posi quattro piedi delicati sul suolo,
fiutando,diffidando di ogni cosa terrestre,
perché tutto è immondo
per l’immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente della casa, arrogante
vestigio della notte, neghittoso, ginnastico ed estraneo,

profondissimo gatto, poliziotto segreto delle stanze,
insegna di un irreperibile velluto,

probabilmente non c’è enigma nel tuo contegno,
forse sei mistero, tutti sanno di te ed appartieni
all’abitante meno misterioso,

forse tutti si credono padroni, proprietari, parenti
di gatti, compagni, colleghi, discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d’accordo.
Io non conosco il gatto.

So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile, la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl’imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l’atavismo azzurro del sacerdote,

ma non riesco a decifrare il gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d’oro stanno nei suoi occhi.

Pablo Neruda



TUTTI GLI ANIMALI

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