La Leishmaniosi canina è una patologia provocata dalla Leishmania, un gruppo di Protozoi geneticamente molto simili tra di loro.
Nel territorio Europeo l’ insetto utilizzato dalla Leishmania è il Pappataci (anche detto pappatacio o flebotomo) che funge da veicolo per la trasmissione della malattia.
Infatti soltanto l’insetto è in grado di trasmettere la Leishmania ad un cane. Non è possibile che si verifichi un’ infezione diretta da cane a cane o da cane a uomo,
né tramite un morso, né tramite l’ urina, né tramite il sangue; Si può rimanere contagiati solamente attraverso la puntura del Pappataceo già precedentemente contagiato a sua
volta per aver succhiato il sangue di un soggetto infetto.
Le Leishmanie trasmesse dal pappataci hanno un ciclo riproduttivo molto lento; una volta all’interno dell’organismo ospite, si riproducono e iniziano un processo di diffusione ai vari organi che sfocerà nel giro di alcuni anni in leishmaniosi.
Essa è dunque una malattia che normalmente ha un decorso progressivo e lentissimo che non può guarire in modo spontaneo e che si evolve peggiorando sempre più, fino a giungere al decesso del soggetto infetto se non si interviene in tempo. Il tempo di incubazione può variare da 30 giorni a sette anni.
Soltanto una piccola percentuale (4% circa) di cani ammalati manifesta la malattia in modo immediato; quando ciò accade il cane presenta un ingrossamento linfonodale generale e una temperatura corporea oltre i 40 °C; non vi sono altri sintomi e precedentemente il cane non ha avuto altre manifestazioni di particolari disturbi.
Il più delle volte ha un esordio graduale e ci si rende conto che il cane è affetto dalla malattia grazie il rilevamento di un ingrossamento generalizzato dei linfonodi, e disturbi dermatologici.
Gli approfondimenti diagnostici evidenziano spesso milza ingrossata, ulcere cutanee, perdita di peso, zoppia, unghie lunghe e ricurve, alopecia (mancanza di pelo) diffusa, problemi agli occhi.
A livello ematologico si riscontrano alterazioni quali l’anemia, la trombocitopenia e la leucocitosi; in molti casi si riscontrano iperproteinemia e aumento di ALT, ALKP e gamma-GT,e alterazioni riconducibili ad insufficienza renale di tipo cronico.
Attualmente la terapia ritenuta più efficace dai Veterinari è quella a base di antimoniato.
Se il cane si trova in uno stadio meno grave della malattia, essa è stata, cioè riconosciuta relativamente presto, si può arrivare alla guarigione completa del soggetto.
Per quanto riguarda i cani allo stadio intermedio della malattia, si può assistere, dopo la terapia, ad un miglioramento clinico, ma la prognosi è legata allo stato clinico in cui versava il soggetto al momento della diagnosi.
Per i soggetti che arrivano in cura del Veterinario all’ ultimo stadio la prognosi purtroppo resta infausta.
La cosa migliore rimane dunque la prevenzione. Per approfondimenti in tal senso consulta questo articolo.
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