Per affrontare in modo esaustivo l’ argomento del cane fuggitivo è necessario partire dal presupposto che il legame che unisce un individuo al proprio gruppo è intessuto da rituali di comunicazione propri.
Non c’è da meravigliarsi quindi se i cani più predisposti alle scappatelle sono quelli che vivono in famiglie in cui esistono poche occasioni di comunicazione tra il padrone e il cane stesso, magari perché, acquistati prevalentemente per fare la guardia, vengono relegati in un angolo del giardino dove la presenza umana e le relazioni sociali sono rare.
Il “cane tipo” con tendenza alla fuga è un maschio adolescente che ricopre all’ interno del nucleo familiare un livello gerarchico piuttosto basso (maschio periferico), oppure una giovane femmina mal socializzata o in periodo di estro, ma quest’ ultimo caso è più un fatto raro.
L’ ambiente nel quale ha luogo la fuga è generalmente un posto ricco di stimoli di diverso tipo, dalla presenza di pattumiere nelle vicinanze, piuttosto che un corso d’ acqua, un luogo ricco di selvaggina o di cani randagi. Tutto ciò non fa che rafforzare il comportamento di fuga del cane e a spingere quest’ ultimo a moltiplicare le evasioni dall’ ambiente domestico per trovare al di fuori un luogo molto più divertente ed avventuroso, oppure una posizione gerarchica più elevata all’ interno di un altro gruppo.
Quindi i due aspetti fondamentali che spingono un cane a darsi quotidianamente alla fuga sono quello gerarchico e quello ambientale, da ciò ne deriva che se desiderate che il vostro fedele amico si trovi bene in casa vostra, è indispensabile, sin dal suo ingresso in famiglia, per soffocare sul nascere ogni velleità di fuga, farlo partecipare alle vostre attività, cercando di valorizzarlo, sempre però mantenendo la vostra leadership di capobranco.
Come nella maggior parte dei problemi comportamentali che riguardano i cani, la soluzione migliore è sempre la prevenzione, perchè quando l’ animale è ormai avvezzo a fughe continue, esse entrano a far parte della sua routine quotidiana, e le esperienze positive che vivrà all’ esterno del suo nucleo familiare peggioreranno di giorno in giorno la situazione.
Al fine di poter prevenire questi atteggiamenti, come abbiamo già detto, è importante non solo comunicare con il proprio cane, ma cercare di dare a tale comunicazione un valore sociale riconoscibile; in parole povere non è sufficiente impartire ordini o addestrarlo, ma occorre far collaborare il cane al progetto della famiglia, insieme a tutti gli altri membri che ne appartengono.
Quando però non si è riusciti a prevenire e ci si trova alle prese con continue scappatelle, si renderà necessario intraprendere un vero e proprio percorso terapeutico, alla cui base vi sono tre elementi fondamentali:
- il controllo della sessualità, tramite la castrazione del cane fuggitivo, ma tale intervento potrà rivelarsi efficace solo se praticato dopo le primissime fughe.
- il reinserimento nella gerarchia ad un livello più elevato, facendo partecipare il cane ad alcune attività per lui altamente gerarchizzanti, che riguardano, per esempio, l’ alimentazione, il controllo dello spazio, il gioco.
- terapie comportamentali fondate sul “condizionamento avversativo“, associando delle punizioni al superamento di determinati limiti del territorio familiare in assenza dei proprietari.
Comunque in linea generale è opportuno ricordare che la nozione di fuga è del tutto “umana” e che per il cane è, invece, più che normale andarsene in giro a socializzare ed a integrarsi in un gruppo cercando di assumerne la leadership, quindi non bisogna biasimare il nostro amico a 4 zampe di non essere riuscito a resistere al richiamo del mondo esterno.
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