Le patologie muscolari che possono affliggere cani e gatti

miastenia cane

Prima di affrontare le patologie che possono affliggere l’ apparato muscolare di cani e gatti è utile soffermarsi sul meccanismo della contrazione muscolare.

La contrazione muscolare si effettua in risposta ad una reazione che consuma energia sotto forma di adenosino-trifosfato (ATP) e che può effettuarsi solo in presenza di calcio e di magnesio. La contrazione ed il rilassamento sono dovuti allo scivolamento di filamenti di actina e di miosina. Piccole sporgenze sulle fibre di miosina, chiamate testa di miosina, permettono l’ adesione alla actina durante la contrazione.

L’ ATP, carburante della contrazione muscolare, è prodotto da l’ acido adenosinodifosforico e dal glucosio. La ricostruzione delle riserve di ATP è accompagnata dalla produzione di acido lattico, il cui accumulo nel muscolo dà origine al crampo.

Lo studio della attività elettrica del muscolo può essere effettuato tramite un esame chiamato elettromiografia, ossia l’ equivalente dell’ elettrocardiogramma che viene eseguito per studiare le conduzioni del cuore.

Quando un muscolo non ha un funzionamento regolare, cani e gatti possono andare incontro ad una riduzione del tono muscolare chiamata atrofia muscolare: la paralisi di un nervo interrompe la sollecitazione del muscolo che de esso dipende, causando una atrofia.

A volte l’ atrofia muscolare può essere anche la conseguenza di malattie sistemiche come la Leishmaniosi (atrofia muscoli temporali) o la Sindrome di Cushing (atrofia muscoli addominali).

L’ atrofia può comparire transitoriamente anche a causa di una immobilizzazione prolungata dovuta ad una frattura o un intervento chirurgico. In questo caso una appropriata riabilitazione motoria  può riportare il muscolo interessato alla normalità.

Le principali patologie che possono affliggere i muscoli di cani e gatti sono le miositi, le miopatie da fatica e le miopatie ereditarie.

Le miositi sono infiammazioni delle fibre muscolari, il più delle volte localizzate. La loro origine può assere traumatica, parassitaria, infettiva o immunologica. Alla palpazione il muscolo colpito risulta caldo, dolorante ed incapace di contrarsi.

Abbastanza nota è la miosite dei muscoli masticatori, che spesso colpisce il Pastore Tedesco e che rende il cane incapace di ingerire alimenti. Nei casi più gravi il Veterinario è costretto ad eseguire un’ esofagostomia per introdurre una sonda alimentare, fino al recupero della tonicità muscolare da parte dell’ animale.

Quando la miosite colpisce diversi gruppi muscolari si parla di polimiosite idiopatica, che si presenta con difficoltà locomotorie e facile affaticabilità. La diagnosi esatta può essere fatta, oltre che con la  visita clinica, anche con il contributo di una biopsia muscolare.

Le miopatie da fatica sono rappresentate dalla comparsa di crampi e contratture, dovute ad un accumulo di acido lattico, prodotto in eccesso durante uno sforzo importante e prolungato, compiuto dall’ animale senza un appropriato allenamento.

La rigidezza e la tumefazione delle masse muscolari affette da miopatia da fatica possono essere associate ad una mioglobinuria (colorazione delle urine rosso scuro/bruno) dovuta alla distruzione delle fibre muscolari: in questo caso si parla rabdomiolisi. Questa patologia è frequente nel Greyhound.

Le miopatie ereditarie sono infezioni muscolari che colpiscono essenzialmente la giunzione neuromuscolare. La miastenia, che colpice maggiormente i cani di grande taglia, è dovuta al blocco delle sinapsi: il neuromediatore liberato non viene captato a livello postsinaptico e la contrazione muscolare è dunque impossibile.

La malattia è caratterizzata da eccessiva stanchezza, che aumenta con lo sforzo e diminuisce con il riposo. Le masse muscolari più colpite sono quelle relative alla locomozione e quelle dell’ apparato digerente, tanto che la patologia è spesso associata a megaesofago, dovuto al rilassamento della muscolatura dell’ esofago.

Alcune patologie sistemiche possono avere ripercussioni sul giunto neuromuscolare, inducendo così una miastenia. Una di queste è il botulismo, la cui tossina si fissa sui recettori presinaptici, bloccando la liberazione del neuromediatore. Stessa cosa può accadere quando una zecca punge un cane, liberando una neurotossina la cui azione è simile a quella della tossina botulinica, causando quella che viene chiamata la paralisi da zecca.

La patologia dell’ anca nel cane.

anatomia cane

 

Le lesioni dell’ anca nel cane possono essere suddivise in due grandi categorie:

  • traumatiche: lussazioni coxofemorali  e fratture del collo e della testa del femore;
  • non traumatiche: displasia, artrosi primitiva, necrosi asettica ed epifisiolisi.

Nel caso di lesioni traumatiche la diagnosi viene raggiunta tramite esame clinico del cane e con l ‘esecuzione di esame radiografico della articolazione interessata, spesso eseguito in sedazione o anestesia generale.

Il trattamento delle lesioni traumatiche può essere indirizzato all’ intervento chirurgico o alla immobilizzazione dell’ arto, come avviene, per esempio, in caso di lussazione dell’ anca dopo aver riposizionato il femore all’ interno della cavità acetabolare.

Le lesioni non traumatiche sono rappresentate, nella maggior parte dei casi, dalla dispalsia dell’ anca (o coxofemorale). La displasia è una affezione ereditaria caratterizzata dallo sviluppo anormale della articolazione coxofemorale, colpendo in particolare la cavità acetabolare e la testa del femore e creando una “cattiva congruenza” tra le due strutture: la cavità acetabolare non contiene perfettamente o pochissimo, a seconda del grado di displasia, la testa del femore che dovrebbe alloggiare al suo interno.

La displasia dell’ anca è frequente nel Pastore Tedesco ed in altre razze di taglia grande, si presenta già dal primo anno di vita con una artrosi anca canealterazione della andatura, in principio non accompagnata da dolore. In realtà essa, essendo una patologia ereditaria, è presente sin dai primi mesi di vita, ed è per questo che spesso viene diagnosticata in via preventiva, ossia prima della comparsa dei sintomi, nelle razze predisposte, effettuando delle radiografie quando il cane ha all’ incirca sei mesi di età.

Inoltre, per quei cani destinati alla riproduzione l’ attestato medico di esenzione da tale patologia è una documentazione fondamentale per procedere all’ accoppiamento.

Con il passare degli anni  la displasia dell’ anca tende ad aggravarsi con la comparsa di una crescente artrosi articolare accompagnata da un più o meno forte dolore, che con l’ avanzare dell’ età del cane si può tradurre in una vera e propria difficoltà deambulatoria, a volte anche grave.

Il trattamento della displasia dell’ anca è, il più delle volte, chirurgico, nel primo anno di vita. In alcuni casi è possibile rallentare la degenerazione articolare e la debolezza muscolare che ne deriva, con dei trattamenti fisioterapici e riabilitativi.

L’ artrosi primitiva dell’ anca è la manifestazione locale di un problema più generale, caratterizzato da una degenerazione della cartilagine articolare, non dovuta ad un problema strutturale della articolazione, ma piuttosto ad una patologia sottostante di origine sistemica. Il trattamento in questi casi è medico volto alla cura della sintomatologia infiammatoria e dolorosa, ed in alcuni casi di forte degenerazione può essere intrapresa la via chirurgica con l’ impianto di una protesi d’ anca o l’ asportazione della testa del femore.

La necrosi asettica della testa del femore è una anomalia della testa e del collo del femore che colpisce i cuccioli di cane di piccola taglia, in particolar modo i terrier. Si presenta generalmente in modo unilaterale e i cani che ne sono affetti presentano una claudicazione dal lato dell’ arto leso. La manipolazione dell’ anca scatena un forte dolore, ma anche il solo camminare può essere fonte di dolore intenso. La diagnosi è radiografica e il trattamento consiste nella asportazione della testa del femore. In alcuni casi si può assistere ad una remissione spontanea della patologia superato il primo anno di vita del cane.

L’ epifisiolisi è una rara lesione che compare nei cani ancora in fase di accrescimento. La lesione è spesso unilaterale ed è caratterizzata da uno scorrimento della testa femorale verso il basso, a causa della disgiunzione della cartilagine di accrescimento. Da ciò risulta un appiattimento della testa del femore e del cotile a causa della mal distribuzione delle pressioni intrarticolari. Inizialmente tale lesione provoca non molto dolore nel cucciolo finchè non vi è la comparsa di lesioni artrosiche secondarie.

Anche in questo caso il trattamento è chirurgico (asportazione della testa del femore), salvo rari casi di diagnosi molto precoce in cui è possibile provare un trattamento medico.




Il forasacco, un pericolo per il cane da non sottovalutare.

spighette di graminacee e cani

 

Una volta passato l’ incubo della Processionaria, che, come abbiamo visto qualche articolo fa, può mettere seriamente a repentaglio l’ incolumità dei nostri cani, ora le preoccupazioni maggiori vengono rivolte ai mali dell’ estate. Insomma non si può mai passeggiare in santa pace con Fido.

Appartengono al gruppo dei mali dell’ estate le vespe, le vipere, i calabroni ed il tanto famigerato “forasacco“.

Il forasacco, altro non è, che una spighetta, ossia la parte superiore del gambo di alcune graminacee come l’ orzo, l’ avena, il loglio, ecc.

Le glumelle che la compongono permettono la sua aderenza e la sua marcia nelle cavità nasali, nel condotto uditivo, negli interstizi tra le dita del cane.

Quelle che più frequentemente causano questi problemi sono la spighetta del bromo e quella di un tipo d’ orzo (hordeum marinum).

Un ruolo importante nella raccolta delle spighette, lo giocano i peli del cane che le trattengono e ne facilitano l’ avanzata all’ interno di orecchie, occhi, naso; il resto lo fa la loro particolare struttura a fiocina che  impedisce loro di uscire.

I primissimi sintomi sono starnuti ripetuti e violenti e scolo nasale, oppure scuotimento ininterrotto delle orecchie, a seconda del luogo in cui il forasacco si è localizzato.

Alcune volte è possibile intravedere ancora la puntina della spighetta che si è intrufolata all’ interno del cane e rimuoverla, ma il più delle volte è necessario l’ intervento urgente di un veterinario, che con la strumentazione adatta e forse un pochino di sedazione riuscirà a risolvere il problema.

In mancanza di un rapido intervento il forasacco potrebbe ferire, rompere il timpano e proseguire inesorabilmente il suo cammino, provocando una otite acuta estremamente dolorosa.

All’ interno della cavità nasale, invece, i danni possono essere anche più gravi perché la spighetta potrebbe prendere il largo nei meandri dell’ apparato respiratorio, finanche ad arrivare ai polmoni, causando infezioni e perforazioni.

Molto comune e anche più subdolo, il caso in cui il forasacco si insinua all’ interno delle dita delle zampe, parte caratterizzata da uno strato di pelle molto sottile e quindi facilmente lesionabile.

I sintomi il più delle volte si manifestano dopo qualche giorno con gonfiore e, a volte ascessi in prossimità delle dita, che provocano al cane molto dolore e che, quindi, lo portano a camminare zoppicando.

Per questo motivo sarebbe sempre meglio, dopo una passeggiata in luoghi dove il contatto con le spighette è inevitabile, controllare tutte e quattro le zampe del cane, per rimuovere repentinamente eventuali forasacchi rimasti impigliati tra i peli.

Un problema, quindi, questo delle spighette, di non poco conto, per il quale  l’ unica prevenzione possibile risulta essere quella di tenere ben tosate le zone a rischio, oltre al fatto di cercare di evitare gli ambienti particolarmente infestati di graminacee almeno per un certo periodo di tempo (da maggio a luglio).

Le razze particolarmente esposte ai problemi auricolari legati a questo fastidioso corpo estraneo sono principalmente quelle con orecchie cadenti e pelo ricciuto come il Barbone ed il Cocker: in questi casi è possibile evitare l’ inconveniente inserendo del cotone idrofilo nel canale uditivo.


CANI

In questo periodo fate attenzione alle processionarie nelle Pinete!

processionaria di pino

 

Esistono in Italia due tipi di processionaria, quella del pino e quella della quercia.

La prima è un insetto dell’ ordine dei lepidotteri, che deve il suo nome alla particolare abitudine di procedere sul suolo in fila indiana, come una lunga processione, appunto. Si tratta di uno degli insetti più distruttivi per le foreste, in grado di spogliare vastissimi tratti di pinete durante il suo ciclo vitale.

L’ attività di questi temibili insetti inizia nei primi giorni della primavera e verso la fine di maggio si dirigono in un luogo destinato alla tessitura del bozzolo nel quale trascorreranno i mesi estivi.

E’ possibile vedere i singoli elementi della processionaria, lunghi circa tre o quattro centimetri ciascuno, camminare nelle pinete così vicine ed in fila indiana da poter apparire  un serpente sottile ricoperto di peli altamente urticanti, suscitando in tal modo la curiosità del nostro cane che vorrà sicuramente annusarle.

Le conseguenze possono davvero essere gravi.

Il primo sintomo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca, con un evidente rigonfiamento della lingua che a volte può assumere anche un colore bluastro.

Con il passare del tempo questo gonfiore, che tende ad aumentare, provoca una occlusione delle vie aeree, con conseguenti difficoltà respiratorie.

I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.

Quando i sintomi non sono così evidenti da farvi correre immediatamente dal veterinario è possibile osservare nel cane perdita di vivacità, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea, anche emorragica.

Nel caso in cui si abbia assistito all’ ingestione o al contatto del cane con la processionaria occorre immediatamente sciacquare la bocca con acqua e bicarbonato, servendosi eventualmente di una siringa priva di ago, e, dopo questo intervento di primo soccorso, accompagnare l’ animale d’ urgenza dal veterinario che all’ occasione somministrerà una iniezione di cortisone.

Nel caso in cui si abbia solamente il sospetto che si tratti di un potenziale contatto con questi insetti, sarebbe opportuno ricercare la causa dei sintomi sul terreno dove il cane è transitato e, se si dovesse trattare effettivamente di una processionaria procedere come descritto precedentemente, altrimenti andare direttamente dal veterinario con urgenza.

Purtroppo se si frequentano abitualmente delle Pinete, è impossibile evitare di fare questi spiacevoli incontri, però essere a conoscenza dei  rischi è già un grosso passo avanti.

 

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